La Panormitana Società Cooperativa Sociale Onlus nasce nell’anno 2005 su iniziativa di un gruppo di giovani appartenenti a realtà dedite alla cura e alla promozione della persona, quali la Caritas Diocesana di Palermo e l’Azione Cattolica. La cooperativa, uno dei due bracci operativi della Caritas Diocesana di Palermo (l’altro è la Fondazione San Giuseppe dei Falegnami), svolge la sua azione all’interno della nostra diocesi condividendo tra i soci e tra tutti gli operatori della Caritas i valori cristiani dell’accoglienza, del rispetto reciproco e della fratellanza.
La scelta di costituirsi come realtà di aiuto e di prossimità nel territorio prende origine dalla consapevolezza che le condizioni di fragilità umana possano trovare opportunità di accoglienza e di ridimensionamento. L’ascolto e l’accoglienza sono condizioni necessarie per stabilire relazioni vive, significative e rispettose e la cooperativa ha strutturato, nel tempo, competenze in grado di incidere in modo significativo sul sistema sociale del nostro territorio, migliorandone l’apparato di accoglienza e di integrazione sociale.
La cooperativa, senza finalità di lucro, si propone di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione e all’integrazione sociale dei cittadini, attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi, collaborando fattivamente con la Caritas Diocesana di Palermo e con le Caritas parrocchiali, Diocesane e Nazionali.
La mission della cooperativa è la promozione umana, in prima istanza, delle persone in condizione di fragilità e di bisogno, nelle diverse forme e gradazioni che queste possano assumere. Ciò avviene attraverso una “lettura dal basso” dei bisogni e delle trasformazioni sociali che caratterizzano il nostro territorio.
L’ “Altro” non è solo persona portatrice di bisogni, istanze, problemi, ma persona che porta in sé risorse ed opportunità di superamento delle condizioni di difficoltà stesse.
La prospettiva verso cui tendiamo è quella di essere garanti dei diritti e dei doveri della persona, assumendoci il ruolo di amplificatore non solo delle esigenze e dei bisogni, ma, altresì, delle risorse. Questo ci chiama, in prima persona, ad assumere su noi stessi responsabilità di partecipazione attiva, di cittadinanza propositiva e partecipata all’interno di un contesto sociale multietnico e multidimensionato.
Nel nostro territorio La Panormitana rappresenta un modello di servizio rispondendo ai bisogni delle persone senza dimora ed essendo generatrice di buone prassi nel campo dell’accoglienza e della presa in carico dei senza dimora.
Il nostro lavoro risulta anche significativo nel campo della disabilità e della salute mentale avendo attivi progetti che promuovono il benessere e una migliore qualità della vita della persona con disabilità. Siamo, inoltre, impegnati nell’animazione del territorio attraverso la promozione del volontariato sia di singoli che di gruppi.
La Panormitana gestisce il centro polivalente per i senza dimora «San Carlo e Santa Rosalia» sito nei pressi di piazza Rivoluzione. I suoi servizi principali sono: la mensa diocesana, le docce, la lavanderia e l’accoglienza diurna e notturna.
Da diversi anni, inoltre, la cooperativa collabora con enti pubblici e del privato nella qualità di ente gestore di servizi diretti alla persona. Alcuni dei progetti sono: nella triennalità 2018-2021 La Panormitana è stata ente partner del progetto “Dimora – Pon Metro Poli diurni e notturni” insieme agli attori Don Calabria, Centro Diaconale Istituto Valdese, Croce Rossa – Comitato Palermo; nella prossima triennalità continuerà la precedente progettualità arricchendosi della presenza di un nuovo partner, la Fondazione San Giuseppe dei Falegnami; nell’anno 2020 in piena pandemia la cooperativa e la Fondazione San Giuseppe dei Falegnami hanno portato avanti una coprogettazione del Pon Inclusione con la Città Metropolitana; la cooperativa è ente capofila del progetto Re-care: Ricostruire Cura e Salute finanziato da Fondazione con il Sud nell’ambito socio-sanitario (altri partner: Fondazione San Giuseppe dei Falegnami, FioPsd, Nahuel, Centro Astalli, Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Palermo e Asp di Palermo).
Nel territorio cittadino e più in particolare nel quartiere in cui la cooperativa svolge le attività persiste una crisi economica ormai da anni in costante aumento che provoca, rispetto al problema abitativo, un aumento del numero di persone che non sono state più in grado di ottemperare ai pagamenti dei canoni di affitto/mutui. Tutto ciò ha portato ad un incremento della povertà, alla perdita delle proprie abitazioni o alla coabitazione di più nuclei familiari in una stessa casa o all’impossibilità di sistemare l’alloggio rendendolo insicuro e non adatto al vivere dignitoso.
L’emergenza sanitaria pandemica che ha travolto l’umanità negli ultimi due anni, non ha fatto altro che esacerbare una problematica, quella dei senza dimora, divenuta oggi ancora più complessa da gestire in un contesto, come quello del nostro territorio, fortemente colpito dalla crisi economica generata dalla pandemia.
Da diverse ricerche effettuate (Lavanco, Santinello, 2009), emerge un dato interessante:
l’homelessness è un fenomeno eminentemente urbano. Mentre nelle campagne la presenza più accentuata di reti di solidarietà e di controllo sociale svolge una funzione di freno riguardo il manifestarsi di forme di anomia e devianza, è la città stessa a produrre povertà e allentamento dei legami sociali.
I destinatari dei nostri servizi sono persone che hanno perso il lavoro, che si sono separati dal coniuge e non riescono a vivere dignitosamente, che hanno problematiche di dipendenza e disturbi psichici. Siamo lontani dallo stereotipo del clochard che si affida ai servizi “solo” per soddisfare bisogni primari e poi tornare in strada; ad oggi incontriamo soprattutto persone senza dimora che ad un certo punto della loro vita hanno vissuto un evento critico che ha scombussolato la propria esistenza intraprendendo a volte anche un percorso di progressiva emarginazione che conduce ad una condizione di marginalità estrema. Inoltre, anche a causa dell’emergenza sanitaria legata al COVID 19 registriamo una presenza di nuove povertà identificate nel piccolo imprenditore, nel commerciante o nel libero professionista.
In linea con le statistiche nazionali, secondo il rapporto di Caritas Italiana Gli anticorpi della solidarietà pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà (17 ottobre 2020), anche nel nostro territorio abbiamo registrato, attraverso i dati del centro di ascolto diocesano, un’incidenza dei “nuovi poveri” dal 31% al 45% confrontando il 2019 con il 2020; quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta.
Dai recenti dati relativi all’anno 2020, le persone incontrate e ascoltate nei centri di ascolto della Caritas Diocesana di Palermo risultano n. 2785 e le persone senza dimora sono 484, di cui 312 italiani e 172 stranieri.
Dal punto di vista dell’emergenza abitativa, si riscontra una difficoltà oggettiva a reperire proprietari
di appartamenti disposti ad affittare a persone o famiglie con problemi di marginalità che non possono fornire garanzie. In tal senso gli enti partner del progetto POC (Opera don Calabria, La Panormitana, Centro Diaconale Istituto Valdese, Fondazione San Giuseppe dei Falegnami e Croce Rossa – Comitato Palermo) in un’ottica di coprogettazione con il Comune di Palermo hanno implementato le attività della precedente triennalità del progetto Pon Metro Poli diurni e notturni, creando un servizio di housing led che consiste nell’affitto di 4 appartamenti per 5 persone e sarà proprio la Caritas, attraverso il suo braccio operativo Fondazione San Giuseppe dei Falegnami, a fare da garante con i proprietari di casa per l’affitto a persone senza dimora.
Il costante lavoro con le Istituzioni e con altri enti del terzo settore ci fa sperimentare un lavoro di rete e di comunità che valorizza le risorse sociali che ciascuno porta.
In questo contesto, la cooperativa si impegna nella strutturazione e creazioni di partnership sociali, promuovendo un sistema di rete integrato. L’idea di base che muove il lavoro di rete promosso dalla cooperativa, riguarda quindi la ricerca di collaborazioni che attraverso azioni sinergiche siano in grado di sostenere i servizi erogati in favore delle persone beneficiarie dei nostri interventi.
Nell’ambito del “Terzo Settore”, le cooperative sociali costituiscono una realtà di particolare interesse. Le cooperative sociali sono costituite da soci che condividono i princìpi di mutualità, solidarietà e democraticità, tipici della cooperazione generale. Data la loro naturale vocazione a perseguire l’interesse generale della comunità e a favorire l’inclusione sociale dei cittadini, sono considerate aziende no profit.
Durante il lockdown, i soci della cooperativa e gli operatori della Caritas diocesana si sono confrontati con il loro senso di corresponsabilità e di partecipazione non lasciando nessuno indietro; quando tutte le altre mense del territorio, a Palermo, hanno chiuso (perchè gestite solo da volontari).
I nostri operatori hanno vissuto di fatto il centro giorno e notte, e questo poiché per rispondere a tutte le richieste che provenivano da chi, in quei giorni inediti, non poteva stare a casa perché una casa non l’aveva ed i nostri ospiti si sono attivati per preparare e distribuire pasti, alle centinaia di persone che bussavano alla porta.
In questa prospettiva si riconosce l’accoglienza come il tempio della cura della persona, come uno spazio fisico-temporale di rigenerazione prima di approdare all’abitazione punto di partenza da cui la persona può pensare di ricostruire la propria vita e identità sociale. Lavoriamo con la persona senza dimora promuovendo interventi di inclusione nella comunità partendo dai servizi che possano favorire processi di empowerment personale.
Esiste una forma di sussidiarietà più bella di chi aiuta perché viene aiutato?
È forse a questo che Papa Francesco si riferisce quando parla della “persona in relazione”. Come ci suggerisce Filippo Maria Giordano si tratta di una prospettiva che contempla insieme la dimensione locale e globale, integrate da una fitta rete di identità e compiti condivisi. Parliamo, dunque, di sussidiarietà sottolineando la sua valenza universale e trasversale. Da essa derivano tutte le azioni umane che agiscono da lievito nella costruzione delle comunità sociali e politiche. Si tratta di una rivoluzione silenziosa che si realizza nei gesti di tutti i giorni.
In questi due anni di emergenza pandemica, abbiamo dovuto rimodulare i nostri servizi provando a rispondere in maniera attenta ed efficiente alle nuove richieste che riceviamo. Questa nuova e inaspettata emergenza, la cui complessità rimarrà nella storia, tuttavia ci ha permesso di sperimentare nuove competenze e capacità di adattamento con l’obiettivo di essere promotori di benessere per le persone senza dimora che hanno usufruito dei nostri servizi.
La Comunità per Adriano Olivetti, unisce, tende a collaborare, desidera insegnare, mira a costruire. Il Movimento, si pose il problema sin dal suo esordio e propose una nuova formulazione ideologica, che coniugasse e rendesse attuabili quei principi di solidarietà e umanità che accomunano socialisti e cristiani.
Un obiettivo ambizioso da realizzare, aiutati dall’esperienza della storia e della tradizione e che spinge Adriano Olivetti anche ad adoperarsi affinché «tra di noi aleggi il motto che animò il Concilio di Trento: “Nelle cose necessarie unità, nel dubbio libertà, in tutte le cose tolleranza”»17.
Il lungo cammino verso la comunità non è ancora concluso. Come scriveva Olivetti è «in cammino; ma richiede grandissima pazienza, molta tenacia, molti sacrifici»18. Per questa ragione, ciascuno di noi ha il dovere di impegnarsi nella costruzione di questo percorso che deve essere collettivo, condiviso e plurale. Perché «solo nella Comunità, l’intelligenza sarà veramente al servizio del cuore, e il cuore potrà finalmente portarsi al servizio dell’intelligenza».19
Dal ritiro di Orsigna, la magnificenza di una natura incontaminata, poteva suggerire, ad uno scrittore perennemente in viaggio come Tiziano Terzani, pensieri attuali per altri viaggiatori: «Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove siamo. Altrimenti saremo solo come la rana del proverbio cinese che, dal fondo di un pozzo, guarda in su e crede che quel che vede sia tutto il cielo. Duemilacinquecento anni fa un indiano, chiamato poi “illuminato”, spiegava una cosa ovvia: che “l’odio genera solo odio” e che “l’odio si combatte solo con l’amore”. Pochi l’hanno ascoltato. Forse è venuto il momento».20
Il Terzo settore della Chiesa Cattolica diventa modello di quella sussidiarietà che edifica una società nuova e rigenerata più rispondente ai bisogni dei cittadini che sono parte attiva di processi di cambiamento. Grazie a questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo (Giordano, 2018).
Lavanco, G. & Santinello, M. (2009). I senza fissa dimora. Analisi psicologica del fenomeno e ipotesi di intervento. Paoline Editoriale Libri: Roma.
www.labsus.org/2018/03/la-sussidiarieta-reagente-sociale-dalla-persona-alla-comunita-globale/
www.caritasitaliana.it “Gli anticorpi della solidarietà”